“Drin…”. La campana suonò, la lezione era finita. Subito dopo, mio figlio stava già correndo verso di me, con un grande sorriso sul suo piccolo volto. I genitori che aspettavano i propri figli davanti al cancello dell’asilo iniziarono a mormorare. “È lui il bimbo che pesava solo 1,5 Kg alla nascita di cui parlavi?” “Si. Ed è anche più alto degli altri bimbi della sua età”. “È piuttosto intelligente, senza alcuna disabilità”. Uno di loro mi venne incontro, mi diede una pacca sulle spalle e mi disse, “Sarai stata di buon cuore e avrai fatto tante buone azioni nella tua vita, per questo tuo figlio è cresciuto in salute. Nel mio villaggio ci sono due bimbi nati prematuri. Uno ha una paralisi cerebrale e l’altro non può camminare…”. Dopo aver sentito queste parole, delle ondate di calore attraversarono il mio corpo: mio figlio vive sano ed in salute non grazie alla mia gentilezza o alle mie buone azioni, ma per la prodigiosa salvezza di Dio Onnipotente, Signore del nostro destino. In quel momento iniziai a rivedere ciò che era accaduto anni prima, come se fosse un film…
Fin da sposata ero sempre stata impegnata a lavorare per guadagnare. Un giorno, dopo svariate ore di straordinario, mi trascinai a casa esausta. Nel momento in cui entrai in casa mia suocera (già allora credente in Dio Onnipotente) venne e subito mi disse, “Non eri libera oggi? Sei tornata tardissimo. Tua cognata ed i suoi amici ti hanno nuovamente aspettato per tutto il pomeriggio. Non sono andati via finché non si è fatto buio”. Le risposi, “Oh, oggi ho fatto dello straordinario. Mi volevano parlare?”. Lei replicò, “Volevano parlarti a proposito del credere di nuovo in Dio” – Ahimè! Credere di nuovo in Dio. “Lo so, lo so”. La interruppi con impazienza. “Hanno le loro buone ragioni ed è una bella cosa credere in Dio. Ma io sono piuttosto impegnata in questi giorni e non ho tempo libero. Dì loro di non tornare più per questo motivo...”. Lei stava quasi per parlare ma si morse la lingua e si zittì. Distolsi lo sguardo e annuii con la testa stordita. Pensai: il nostro reparto sta per aprire un nuovo supermercato ed il mio capo sta reclutando un caposquadra. È un grosso lavoro. Una volta accettato potrò non solo dominare su tutti ma anche guadagnare il doppio del salario di ogni altro lavoratore. Finché non otterrò questa posizione che importa se alla fine farò tanto straordinario? Inoltre, in quest’epoca centrata sul denaro, fra andare dal dottore, mantenere una famiglia e guadagnarsi da vivere, chi è che può andare avanti senza soldi? Devo lavorare duramente per guadagnare potere e denaro finché sono ancora giovane. Se ci riuscirò avrò tutto...”.
Dopo alcuni sforzi diventai la caposquadra del supermercato come avevo desiderato. Oltre ad un alto reddito ricevetti anche l’approvazione dei miei capi e l’ammirazione dei miei colleghi, la mia vanità era stata così ampiamente soddisfatta. Mentre guadagnavo reputazione e ricchezza scoprii di essere incinta. In quel momento sentii a maggior ragione di essere la persona più felice del mondo. Gradualmente, la vita comoda mi fece dimenticare di mia cognata che mi chiedeva di credere in Dio.
La vita di nessuno di noi fu semplice, e la mia non fece eccezione. Una notte, quando ero incinta di sette mesi, ebbi dei forti dolori allo stomaco e la mia famiglia mi accompagnò di corsa in ospedale. Dopo gli esami il dottore ci disse con tono di rimprovero, “Perché l’avete portata qua così tardi? Le sue acque si sono già rotte. Il bambino potrebbe non sopravvivere. Ricoveriamola subito o potrebbe esserci pericolo di vita anche per la madre!”. Dopo aver ascoltato ciò che diceva il dottore rimasi stordita per alcuni minuti. Toccando la mia pancia gonfia fui assalita da una terribile paura e pensai: “Come è potuto capitare? Non dovevo partorire fra altri due mesi? E se al mio bambino capitasse qualcosa di imprevisto…”. Non osai pensare ancora e scoppiai in un pianto incontrollabile. Vedendo il mio sguardo triste mia madre mi confortò, “Non piangere. La medicina e le attrezzature mediche moderne sono così avanzate. Il tuo bambino starà bene di sicuro”. Le sue parole diedero un po’ di sollievo alla mia mente, “La mamma ha ragione. Se mio figlio può essere sano non baderò a spese, anche se dovessi esaurire tutto il mio denaro. Non è un problema. Mio marito ed io possiamo ancora guadagnarne altro”.
In seguito fui portata in sala parto ed alcune ore più tardi nacque mio figlio, pesava 1,5 kg. Quindi sentii il dottore pressare un’infermiera, “Notifichi subito alla famiglia: siamo pronti a trasferire il bambino! È troppo fragile!”. L’infermiera si affrettò istantaneamente. I dottori iniziarono a parlare, “Il bambino è troppo piccolo. Ho paura che la sua vita sia già in pericolo”, “Sì, dovrebbe essere trasferito presso l’ospedale cittadino il prima possibile”. Alzai la mia testa con tutte le forze che mi erano rimaste per guardare il mio bimbo, ma riuscii solo a vedere che, con un debole pianto, veniva portato via dalla mia famiglia agitata. Il mio cuore si svuotò subito, “Non ho nemmeno avuto l’occasione di guardarlo prima che lo portassero via! Cosa gli accadrà?”.
Quando tornai in reparto caddi in un sonno profondo. Dopo essermi svegliata vidi che ogni mamma che era là aveva un bimbo in salute, e l’intera famiglia circondava felicemente il bimbo, ma io invece… Un senso di desolazione mi lambì, “Come desideravo guardare mio figlio! Come starà adesso?”. Per non far preoccupare i miei genitori mi nascosi fra le coperte per mandare messaggi ogni minuto a mio marito, chiedendogli del bambino. Lui mi confortava, “Nostro figlio sta bene”, ma non vedendolo di persona io non mi sentivo a mio agio.
A mezzogiorno del terzo giorno mi svegliai e mi ritrovai sola in reparto. Sentii discutere fuori dalla porta i miei genitori ed i miei suoceri, “L’ospedale ci ha già dato tre volte notizie sulle sue condizioni critiche. Ci hanno chiesto di prepararci per il peggio. Non sembra sia rimasta più tanta speranza”. Quelle parole mi ferirono come una lama di un coltello e sentii fitte di dolore al cuore… Ma arrivai a sentire che “I dottori dicono che, anche se il bimbo dovesse sopravvivere, non garantiscono che sarà in salute”, “Non potrà essere sano? In quel caso soffrirebbe per tutta la sua vita…”. Mentre li ascoltavo ogni loro parola era come una coltellata al cuore. Non c’era modo di accettare la realtà, “Non c’è davvero nessuna possibilità di salvezza per il mio bimbo?” Pensando questo non riuscii ad impedire che la tristezza pervadesse il mio cuore e urlando “Ah” piansi a squarciagola. Immediatamente i miei genitori corsero da me per consolarmi, io mi nascondevo fra le coperte, il mio corpo tremava bruscamente e le mie lacrime scendevano senza sosta. L’impotenza, il panico e la disperazione mi assalirono e per poco non mi soffocarono. Il pensiero di tutti quei giochi e di quei vestitini che avevo preparato per il mio bimbo era inutile… Fu in quel momento che sentii che il successo ed il denaro, davanti alla vita che svaniva, non avevano nessun valore! A che servono tanti soldi? Possono comprare cose materiali ma non possono salvare mio figlio… La notte divenne profonda. Ogni volta che chiudevo i miei occhi il debole pianto del mio bimbo risuonava nelle mie orecchie e mi faceva così male da svegliarmi nuovamente. Non mi aiutava nemmeno il pensare che mio figlio mi aveva accompagnato per sette mesi e non l’avevo visto nemmeno una volta. Di lui ricordavo solo i suoi deboli pianti… Il mio cuore si contorceva ed io gridavo ripetutamente “Chi… può… salvare il mio bimbo? … Nessuno… può salvarlo…”. Per tutta la notte mi agitai e mi rigirai nel letto, incapace di addormentarmi.
Il giorno dopo mia suocera venne con gli occhi rossi e gonfi per il pianto. Si sedette a fianco al mio letto e disse: “Affidiamo tuo figlio a Dio! Dio presiede il destino di tutto il genere umano. Anche tuo figlio è nelle mani di Dio…”. Guardandola triste come me pensai: “Persino i dottori e gli specialisti non riescono a salvare il mio bambino, può Dio avere una soluzione? Può veramente salvare mio figlio?”. Stordita e senza speranza acconsentii annuendo. Due giorni dopo mia suocera tornò dall’ospedale cittadino e mi disse felicemente, “Tuo figlio adesso riesce a mangiare…”. Come mi suonarono incredibili le sue parole! Esse diedero un po’ di conforto alla mia mente così che tirai un lungo sospiro di sollievo. Ancor più inaspettatamente, fin dal giorno in cui acconsentii ad affidare mio figlio a Dio, arrivarono continuamente notizie dall’ospedale che dicevano che mio figlio stava guarendo, e solo dieci giorni dopo poté tornare a casa sano e salvo. Quando mia suocera assistette al mio incontro con il bambino le sue lacrime non riuscivano a fermarsi e tutta eccitata disse, “Questo bambino è un dono di Dio! È un dono di Dio! Il giorno in cui abbiamo saputo delle sue condizioni critiche ho pregato Dio Onnipotente per una notte intera…”. Le sue parole toccarono il mio cuore nel profondo e mi ricordai di tutto ciò che era accaduto in questi giorni. Subito ricordai che una volta mi aveva detto, “Dio presiede il destino di tutto il genere umano!” E non riuscii a non chiedermi “Qual è il Dio in cui crede? Come può avere tutto questo potere?”.
Incuriosita aprii il libro Elezione di testimonianze sulle tre fasi dell’opera di Dio che mi aveva donato. Quando lessi la storia degli ebrei che attraversarono il Mar Rosso e la storia del profeta Daniele, rimasi molto stupita: Dio avrebbe diviso le acque e, dopo che Mosè condusse gli ebrei in salvo attraverso il Mar Rosso, Dio le avrebbe riunite e avrebbe inondato l’esercito egiziano. Nella tana dei leoni, quando Daniele pregava Dio, i leoni affamati non lo avrebbero sbranato. Da queste storie realizzai che la vita e la morte degli uomini non dipende da loro stessi o dal loro benessere perché queste sono tutte cose che stanno nelle mani di Dio e, vivi o morti, il loro destino è manovrato, pianificato e deciso da Dio. In caso di grave pericolo, né il denaro né il prestigio possono salvare l’uomo; la cosa più preziosa è guadagnare la protezione e le attenzioni di Dio, perché finché l’uomo prega e chiama Dio sinceramente, Egli guiderà l’uomo attraverso le difficoltà. In quel momento il mio cuore non riuscì a calmarsi per un po’. Attraverso queste storie e la mia stessa esperienza ero stata testimone dell’autorità e del gran potere di Dio e avevo visto che tutto ciò che è umano era davvero sotto la sua sovranità.
In seguito lessi le seguenti parole di Dio che dicevano, “Il genere umano non sa chi è il Sovrano di tutte le cose nell’universo, e tantomeno conosce l’inizio e il futuro dell’umanità. Il genere umano semplicemente vive, per forza, nel mezzo di questa legge. Nessuno può evitarla e nessuno può modificarla, poiché fra tutte le cose e nei cieli esiste solamente Uno che dall’eternità e in eterno detiene la sovranità su tutte le cose. Egli è Colui che non è mai stato visto dall’uomo, Colui che l’umanità non ha mai conosciuto, nella cui esistenza non ha mai creduto, ma è Colui che ha soffiato l’alito nei progenitori del genere umano e ha dato vita all’umanità. Egli è Colui che rifornisce e nutre il genere umano per la sua esistenza e lo guida fino al giorno d’oggi. Inoltre, Egli e solo Egli è Colui da cui il genere umano dipende per la propria sopravvivenza. […] Indipendentemente dal fatto che tu sia in grado o meno di riconoscere l’opera di Dio e a prescindere dal fatto che tu creda o meno nell’esistenza di Dio, senza alcun dubbio il tuo destino risiede nelle disposizioni di Dio e certamente Dio deterrà sempre la sovranità su tutte le cose. La Sua esistenza e autorità non dipendono dal fatto che possano o meno essere riconosciute e comprese dall’uomo. Solamente Lui conosce il passato, il presente e il futuro dell’uomo e solamente Lui può determinare il destino del genere umano. […]” “L’Onnipotente ha pietà di questi esseri umani che soffrono profondamente. Allo stesso tempo, Egli è stanco di queste persone senza consapevolezza, perché deve aspettare troppo a lungo per ricevere una risposta da loro. […] Egli è al tuo fianco che osserva e aspetta il tuo ritorno. Egli attende il giorno in cui, a un tratto, ti tornerà la memoria: quando diventerai cosciente del fatto che sei venuto da Dio, che a un certo punto ti sei perso in qualche modo, cadendo privo di conoscenza a lato della strada, e poi del fatto che inconsapevolmente avevi un ‘padre’. Ti renderai inoltre conto del fatto che l’Onnipotente è stato sempre a guardare, in attesa costante del tuo ritorno. Egli aspetta con amarezza, in attesa di un responso senza una risposta. Il Suo guardare non ha prezzo ed è per il cuore e lo spirito degli esseri umani. Forse questo guardare è infinito, e forse sta volgendo al termine, ma tu dovresti sapere esattamente dove sono il tuo cuore e il tuo spirito in questo momento”. Le parole di Dio aprirono le porte del mio cuore. In passato Dio aveva mandato mia cognata ed i suoi amici a diffondermi il Vangelo tante e tante volte, ma io, nel circolo selvaggio della moda sociale in cui “il denaro era tutto”, rifiutai la salvezza di Dio più volte, usando come scusa il fatto che avrei dovuto guadagnare più denaro possibile, per credere poi in Dio quando sarei stata libera. In ogni caso quando mio figlio si trovò fra la vita è la morte, né il denaro né le cose materiali furono in grado di salvarlo, solo Dio Onnipotente diede conforto al mio cuore. La scena di mia suocera che diceva con sincera riconoscenza, “Questo bimbo è un dono di Dio! Un dono di Dio! Il giorno in cui abbiamo saputo delle sue condizioni critiche ho pregato Dio Onnipotente per una notte intera…”, rimase impressa nella mia mente. Essa commosse il mio cuore intorpidito e mi fece venir voglia di cercare ed investigare sull’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni. Dopo quest’esperienza credetti davvero che la ricerca di fama e denaro non mi avrebbe portato nulla tranne che soddisfazioni e conforto temporanei. Quando stavo per perdere mio figlio nessun bene materiale poté lenire il panico e l’impotenza che provavo nel profondo del cuore. Solo Dio Onnipotente può dare conforto alla solitudine nel profondo dei nostri cuori e solo Lui può controllare il destino di noi esseri umani. L’onnipotenza e la saggezza di Dio vanno oltre quello che noi umani possiamo comprendere. Attraverso il mio bimbo, questo “intermediario” speciale, Dio mi ha fatto vedere chiaramente che la tendenza de “Il denaro è tutto” aveva creato un baratro fra me e Dio. Sono stata ingannata da Satana, ho perso il senso della mia esistenza e non sapevo più come vivere, cosicché, passo dopo passo, sono stata da lui condotta nell’abisso del peccato. Comunque Dio ha continuato ad amarmi e mi ha salvato. Attraverso quest’esperienza particolare Dio mi ha risvegliato e ha scosso il mio cuore a poco a poco per svegliarmi; Dio ha corretto i miei punti di vista sbagliati e mi ha fatto capire che credere e adorare Dio sono le leggi del cielo e della terra. Solo Dio su tutto è la fonte di vita umana ed il Sovrano degli esseri viventi, per ciò noi umani abbiamo bisogno della vita di Dio.
Adesso sono passati sette anni da quando ho seguito Dio Onnipotente. Ogni volta che sento la vocetta di mio figlio che dice “Mamma, voglio unirmi anch’io a pregare Dio Onnipotente!” Quando prego, il mio cuore si riempie di gratitudine e di lodi per Dio. È l’opera meravigliosa di Dio che mi fa conoscere e seguire il Signore di tutte le cose dell’universo – Dio Onnipotente!
Gloria a Dio Onnipotente!
Traduzione di Barbara Guzzardo
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