In molti hanno notato questo fenomeno: dopo l’iniziale fede in Dio, la maggior parte di coloro che credono profondamente nel Signore diffonde il vangelo, lavora sodo e fonda chiese ovunque con la massima fiducia. Vi sono anche alcuni credenti che decidono di non sposarsi per poter diffondere il Vangelo. Altri hanno una famiglia, ma rinunciano a tale gioia, all’affetto coniugale e all’attenzione dei loro figli per diffondere il Vangelo... Tali comportamenti risultano incomprensibili ad alcune persone, le quali non capiscono come si possa credere in Dio così intensamente. Credere in Dio tra le mura di casa non interferirebbe col guadagnare soldi o interagire con la propria famiglia; potrebbero anche godersi le gioie famigliari coi loro cari ed entrare comunque nel regno dei cieli dopo la morte. Non sarebbe la scelta perfetta? Invece, per diffondere il Vangelo, queste persone vanno spesso incontro a derisioni e calunnie, fino ad arrivare all’arresto e la persecuzione da parte dei membri atei del PCC, finendo così per vagare senza meta, nell’impossibilità di tornare alle loro case. Quale forza li spinge quindi a intraprendere la via della diffusione del Vangelo?
La ragione principale per cui i cristiani persistono nel diffondere il Vangelo, anche in situazioni e scenari difficili, è che essi hanno inteso la volontà del Signore e hanno compreso la loro missione e i loro doveri. Perciò tutti i cristiani che credono fermamente in Dio e intendono la Sua volontà possono mettere da parte le proprie famiglie, i matrimoni, la prole e i piaceri della carne in cambio della parola del Signore.
Come dicono i versi: “E disse loro: Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura” (Marco 16:15). “E Gesù, accostatosi, parlò loro, dicendo: Ogni potestà m’è stata data in cielo e sulla terra. Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro d’osservar tutte quante le cose che v’ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:18-20).
In queste parole di nostro Signore Gesù vediamo la Sua volontà di lasciare che i Suoi discepoli e sostenitori diffondessero la Sua parola, così che tutti i paesi e tutti i popoli potessero ricevere la Sua redenzione. Quando nostro Signore Gesù lavorò in Giudea, in Israele, solo un ristretto numero di Giudei ammise che Gesù era Cristo. I discepoli non lo credettero vero finché Egli non resuscitò, tre giorni dopo la crocifissione, e apparve loro per 40 giorni. Come possiamo ben immaginare, la maggior parte dei Giudei del tempo non credeva che Gesù fosse l’incarnazione di Dio. Quando Gesù portò a termine la Sua opera di redenzione, perché più genti potessero ricevere la Sua redenzione era necessario che il Vangelo venisse diffuso dai Suoi discepoli e sostenitori in tutti gli angoli della terra, così che anche i popoli gentili potessero essere salvati. Per questo motivo i discepoli di allora accettarono l’incarico del Signore e portarono la Sua parola a tutte le tribù e a tutti i popoli, anche se molti di essi incontrarono il martirio: Matteo fu trafitto, Giacomo fu decapitato, Pietro fu crocifisso a testa in giù, Andrea fu inchiodato a una croce a forma di X… In quelle circostanze, il Vangelo del Signore si diffuse rapidamente. Quando i missionari stranieri predicarono il Vangelo in Cina, molti di essi furono martirizzati. In quell’occasione, il popolo cinese finalmente udì il Vangelo di nostro Signore Gesù. In seguito, i cristiani presenti in Cina si affrettarono a diffondere il Vangelo. È di certo un’impresa virtuosa: i discepoli e i profeti del passato hanno offerto mente e corpo, e i cristiani di oggi sacrificano tutto ciò che hanno per diffondere il Vangelo. Così disse nostro Signore Gesù: “Io vi dico in verità che non v’è alcuno che abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figliuoli, o campi, per amor di me e per amor dell’evangelo, il quale ora, in questo tempo, non ne riceva cento volte tanto: case, fratelli, sorelle, madri, figliuoli, campi, insieme a persecuzioni; e nel secolo avvenire, la vita eterna” (Marco 10:29-30).
Dio ci ha incaricati di diffondere il Vangelo e ciò è nostro sacrosanto dovere. Da una parte si tratta di salvare anime, dall’altra è un modo per noi di accumulare buone azioni. Proprio come nella parabola raccontata da nostro Signore Gesù in Matteo 25, in cui un uomo che deve partire per una terra lontana chiama i propri servitori e affida loro i propri beni secondo le loro capacità: ad uno di essi egli dà cinque talenti, a un altro due e a un altro ancora uno. I primi due servitori fecero fruttare i talenti e ne ricavarono soldi. Quando il padrone tornò lodò i suoi bravi e leali servitori, diede loro potere su molte cose e la possibilità di condividere la sua gioia. Ma il terzo servitore, che aveva ricevuto un solo talento e l’aveva sotterrato per nascondere il denaro, venne chiamato malvagio e pigro e venne gettato fuori nelle tenebre (vedi Matteo 25:14-30).
Ora sappiamo che Dio ha affidato un compito a ognuno di noi. Sebbene i nostri doni siano differenti, dovremmo fare del nostro meglio per lavorare al fianco di Dio. Così come alcuni fratelli e sorelle hanno il dono della predicazione, altri hanno il dono del canto, altri ancora hanno il dono dell’evangelismo… Nessuno di noi dovrebbe risparmiarsi nel diffondere le opere del Signore. Se si percepisce il credere in Dio semplicemente come una sorta di fede, incontrandosi solo quando si è felici, pregando Dio quando si affrontano delle difficoltà, offrendo poco quando si riceve la grazia del Signore senza fare la propria parte nell’importantissima opera evangelica, allora si andrà incontro all’abbandono da parte del Signore, proprio come il servitore malvagio e pigro che ricevette un solo talento dal suo padrone. Diffondere il Vangelo è quindi una questione molto importante. Riguardo coloro che rinunciano alla propria gioventù, che abbandonano la carriera, i genitori, i figli, e che vengono persino imprigionati o martirizzati per l’opera evangelica, sebbene essi vengano fraintesi da molte persone, rigettati e condannati, è innegabile che i loro sforzi e sacrifici saranno ricordati da Dio e meritevoli di emulazione. Essi sono coloro che mostrano la più grande considerazione verso la volontà di Dio. D’altro canto, a Dio non fa piacere che noi ci limitiamo a godere della Sua grazia, delle Sue benedizioni, senza curarci della Sua volontà. Egli Si augura che i Suoi credenti possano sollevarsi e impegnarsi a fondo per l’opera evangelica.
Una profezia dal libro dell’Apocalisse dice: “Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo, recante l’evangelo eterno per annunziarlo a quelli che abitano sulla terra, e ad ogni nazione e tribù e lingua e popolo; e diceva con gran voce: Temete Iddio e dategli gloria poiché l’ora del suo giudizio è venuta; e adorate Colui che ha fatto il cielo e la terra e il mare e le fonti delle acque” (Apocalisse 14:6-7). Quando nostro Signore Gesù verrà di nuovo, Egli annuncerà il Vangelo eterno agli uomini della terra. Se accettiamo di diffondere il Suo Vangelo a tutte le nazioni e i popoli, allora dimostreremo di tenere alla volontà del Signore e godremo delle Sue benedizioni nel Regno di Dio. Infine guadagneremo sicuramente l’amore e la protezione di Dio quando Egli porterà la distruzione, premiando i buoni e punendo i malvagi.
Traduzione di Elisa Stucchi
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