Al tramonto, un anziano brizzolato sedeva tra le ceneri. La sua pelle nuda era coperta di piaghe doloranti che si erano infettate e trasudavano materia purulenta, spettacolo davvero terrificante.
Dall’espressione sul suo volto, il vecchio appariva sopraffatto dal dolore, ma se ne stava molto silenzioso. Raccolse da terra un coccio per raschiare le piaghe doloranti.
Dopo un po’, aprì la bocca per dire: “Perisca il giorno ch’io nacqui e la notte che disse: ‘È concepito un maschio!’” (Giobbe 3:3).
“Taglia!”
Dopo aver pronunciato queste parole, il regista Bochu uscì di corsa da dietro la macchina da presa. Accigliato, guardò con inquietudine l’anziano e pensò: “Giobbe non dovrebbe avere quest’aspetto. Qui c’è un errore: ma dove?” Sospirò e tornò silenziosamente al monitor.
Osservando la sua espressione, Yi Qian si tolse la parrucca bianca e disse, inerme: “Regista, non essere ansioso. Pensiamoci su”.
“Finiamola qua e riposiamoci”.
Due mesi prima, la Chiesa si era preparata a girare un documentario intitolato “Ritorno al Libro di Giobbe”. Durante il provino, fratello Yi Qian, che aveva solo 35 anni, grazie al suo naturale e autentico virtuosismo, era riuscito a ricreare con successo il dolore di Giobbe nel raschiarsi il corpo tra le ceneri. La troupe di ripresa, incluso Bochu, era piena di complimenti per lui. Così, quel giorno, egli aveva ottenuto il tanto atteso ruolo da protagonista.
La sua recitazione in quei giorni non aveva deluso davvero nessuno.
Ma da quando avevano iniziato a girare la scena di Giobbe che malediva il giorno della sua nascita, le riprese si erano bloccate.
In realtà, durante i due giorni in cui avevano cercato di filmare questa scena, Bochu aveva capito che il vero motivo del ritardo poteva essere addebitato al fatto che nessuno di loro capiva perché Giobbe, un uomo perfetto, avesse maledetto il giorno della propria nascita.
Di notte, Yi Qian tornò nella sala pausa. Si sentiva in colpa ripensando al fatto che tutta la compagnia aveva dovuto fermarsi perché la sua recitazione negli ultimi due giorni si era inceppata. Ma non capiva perché, in questa scena, non riusciva a recitare bene.
Pertanto, aprì di nuovo la Bibbia e lesse: “Allora Giobbe aprì la bocca e maledisse il giorno della sua nascita. E prese a dire così: ‘Perisca il giorno ch’io nacqui e la notte che disse, è concepito un maschio!’” (Job 3:1-3). Yi Qian ne fu turbato, poi si chinò sulla sua scrivania e pensò: “Quando Giobbe perse i suoi beni, i suoi figli e il suo bestiame sulle montagne, e anche quando il suo corpo fu coperto di piaghe, le sue labbra non si lamentarono di Dio, ma egli si inchinò fino a terra e lodò il Suo nome. La sua fede in Lui rappresenta da sempre l’esempio che i cristiani hanno seguito nel corso dei secoli e Dio lo ha definito un uomo perfetto. Come è possibile che lui, un uomo così perfetto, non sapesse che la nascita di un essere umano è decretata da Dio? Ma perché maledisse il giorno della sua nascita? È davvero il lamento di Giobbe nelle sue prove dolorose?”. Yi Qian era piuttosto perplesso.
Con il passare delle ore, si fece notte fonda.
Yi Qian fece una ricerca su Internet inserendo le parole “perché Giobbe ha maledetto il giorno della sua nascita”. Cliccò sul link di un sito web dedicato al Vangelo e lesse quanto segue: “Quando Satana stese la mano per colpire le ossa di Giobbe, quest’ultimo cadde nelle sue grinfie, senza i mezzi per sfuggire o la forza di resistere. Il suo corpo e la sua anima dovettero sopportare un enorme dolore, che lo rese profondamente conscio dell’irrilevanza, della fragilità e dell’impotenza dell’uomo che vive nella carne. Allo stesso tempo, egli ottenne anche un riconoscimento e una comprensione profondi del motivo per cui Dio Si preoccupa dell’umanità e l’assiste. Nelle grinfie di Satana, Giobbe comprese che l’uomo, che è fatto di carne e sangue, in realtà è così impotente e debole. Quando si inginocchiò e pregò Dio, ebbe la sensazione che Dio stesse coprendo il Suo volto e nascondendoSi, perché Egli lo aveva lasciato completamente nelle mani di Satana. Allo stesso tempo, anche Dio piangeva e, inoltre, era afflitto per lui. Egli soffriva per la sofferenza di Giobbe, ed era ferito dalle sue ferite… Giobbe sentì il dolore di Dio, e anche quant’esso fosse insopportabile per Lui… Egli non voleva causarGli altre afflizioni, non voleva che Dio piangesse per lui, né tantomeno desiderava vedere Dio sofferente a causa sua. In quel momento, Giobbe desiderava solo spogliarsi della sua carne, per non dover più sopportare il dolore che gli causava, perché in questo modo avrebbe messo fine al tormento che Dio provava a causa della sua sofferenza. Tuttavia, non poté farlo, e dovette sopportare non solo il dolore della carne, ma anche il tormento di non volere rendere Dio ansioso. Queste due sofferenze, una della carne e una dello spirito, provocarono a Giobbe un dolore straziante e sconvolgente, e gli fecero sentire che le limitazioni dell’uomo, fatto di carne e sangue, possono farlo sentire frustrato e inerme. In queste circostanze, il suo desiderio di Dio divenne più ardente, e la sua ripugnanza per Satana più intensa. Adesso, Giobbe avrebbe preferito non essere mai nato nel mondo degli uomini, non esistere, piuttosto di vedere Dio versare lacrime o provare sofferenza a causa sua. Egli iniziò a detestare profondamente la sua carne, ad essere stufo marcio di sé stesso, del giorno della sua nascita, e addirittura di tutto ciò che aveva a che fare con lui. Voleva che non si menzionasse più né il giorno della sua nascita né tutto ciò che vi era connesso, e così aprì la bocca e maledisse il giorno della nascita: ‘Perisca il giorno che io nacqui e la notte in cui si disse: ‘È stato concepito un maschio!’ Quel giorno si converta in tenebre, non Se ne curi Dio dall’alto, né splenda su di esso la luce!’ (Giobbe 3:3-4). Le parole di Giobbe esprimono la sua avversione per sé stesso: ‘Perisca il giorno che io nacqui e la notte in cui si disse: “È stato concepito un maschio!”’, e anche il suo biasimo per sé stesso e un senso di debito per il fatto di causare sofferenza a Dio: ‘Quel giorno si converta in tenebre, non Se ne curi Dio dall’alto, né splenda su di esso la luce!’. Questi due passi rappresentano l’espressione massima di come Giobbe si sentisse e dimostrano completamente la sua perfezione e la sua rettitudine nei confronti di tutti. Allo stesso tempo, come Giobbe aveva desiderato, la sua fede, la sua obbedienza a Dio e il suo timore di Lui furono veramente nobilitati. Naturalmente, questa nobilitazione era proprio l’effetto atteso da Dio” .(“L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II”).
Dopo aver letto questo passaggio, i suoi occhi erano umidi. Aveva molte volte formulato ipotesi sul motivo per cui Giobbe aveva maledetto il giorno della sua nascita e nutriva sospetti sulla sua fede in Dio, pensando che nelle prove egli si era mostrato debole e si era lamentato con Lui. Non aveva mai preso in considerazione che la maledizione lanciata da Giobbe sul giorno della sua nascita potesse essere una conferma della sua fede e della sua obbedienza a Dio. Grazie alla lettura delle parole trovate sul sito, le sue perplessità furono completamente risolte. Egli riconobbe davvero che Dio esamina le parti più profonde del cuore dell’uomo e che Giobbe fu veramente degno di essere chiamato “uomo perfetto”.
Quindi, Yi Qian corse da Bochu e condivise con lui quanto aveva letto.
“Grazie al Signore. Dopo aver letto questo passaggio, ho finalmente capito perché Giobbe ha maledetto il giorno della sua nascita. Si capisce che in una situazione così dolorosa, egli sentì che Dio si era coperto il volto, perché era preoccupato e addolorato per lui e non poteva sopportare di vederlo soffrire quel dolore. Poiché Giobbe era perfetto e retto e, inoltre, per la sua fede e obbedienza verso Dio, egli avrebbe preferito sopportare la sofferenza da solo, piuttosto che vedere Dio addolorato e afflitto per lui. Pertanto, desiderò vincere la debolezza della carne. Tuttavia, non poteva trascenderne la schiavitù. A causa di ciò, si detestò. Tormentato dal dolore fisico e mentale, Giobbe maledisse il giorno della sua nascita, poiché pensava che se non fosse venuto al mondo, Dio non sarebbe stato angosciato dal suo dolore. Questa è la vera ragione per cui Giobbe si comportò in tal modo. Anche se desidero fortemente essere una persona come Giobbe, ho sempre nutrito alcune perplessità riguardo al motivo per cui lui, così perfetto e retto, aveva maledetto il giorno della sua nascita. Oggi, solo dopo aver letto le parole che ho trovato sul sito, mi rendo conto che i comportamenti che Giobbe mise in atto in una situazione di dolore così estremo provano indiscutibilmente che la sua umanità è in assoluto migliore di tutte le nostre”. A questo punto, Yi Qian, un cristiano venne un nodo alla gola.
Yi Qian rivelò a Bochu il suo cuore “Penso a quando, l’anno scorso, ho sofferto di una grave malattia. Sapevo che, indipendentemente dalla sua bontà o cattiveria, ogni cosa contiene le buone intenzioni di Dio. Ma quando il mio corpo si trovò a soffrire il tormento della malattia, anche se non pronunciai parole di lamentela contro Dio, pensai al motivo per cui Lui non mi aveva protetto. Ciò che rivelai nella prova furono solo i miei fraintendimenti e le mie lagnanze verso di Lui. Al contrario, quando la carne di Giobbe si fece dolente e debole, egli preferì maledire il giorno della propria nascita piuttosto che vedere Dio angosciato dal suo dolore. Da questo fatto, comprendo che Giobbe ebbe nelle sue esperienze una vera conoscenza di Dio. Sapeva che la Sua essenza è amore e che Egli è la fonte di tutto ciò che vi è di valido. E si rese conto che Dio non aveva intenzione di nuocere all’uomo o lasciare che l’uomo soffrisse, e tutte le sofferenze dell’essere umano provenissero da Satana. Per cui, quando si trovò a soffrire nel tormento, Giobbe poté sentire la tristezza e il dolore nel cuore di Dio, di un Dio addolorato che piangeva per lui, e odiò Satana con ogni atomo del suo corpo. In questa prova, egli non solo non si lamentò di Dio, ma ottenne una comprensione più profonda della Sua sincerità e del Suo splendore. Queste sono tutte manifestazioni del timor di Dio da parte di Giobbe e del suo rifiuto del male.
Ripensando a quanto abbiamo sbagliato in passato nel giudicare Giobbe, mi vergogno molto. In precedenza, abbiamo sempre ritenuto che lui, questo uomo perfetto, fosse in realtà imperfetto. Non si tratta solo del nostro fraintendimento di Giobbe, ma delle nostre nozioni riguardo a Dio e dell’espressione del nostro non credere alle Sue parole. La Bibbia dice: ‘[…] giacché Jahvè non guarda a quello a cui guarda l’uomo: l’uomo riguarda all’apparenza, ma Jahvè riguarda al cuore’ (I Samuele 16:7). Guardiamo solo all’esteriorità delle cose e le giudichiamo in base a ciò che abbiamo visto. Ma Dio esamina le parti più profonde del cuore degli uomini e riesce a individuare con chiarezza chi crede veramente in Lui e chi Gli è assolutamente fedele”.
Bochu aggiunse, con tono molto deciso: “Giusto. Dio ha una comprensione profonda di noi esseri umani. Tuttavia, non abbiamo ricercato la volontà di Dio in questa questione. Basandoci solo sulle nostre concezioni e immaginazioni, sospettavamo che la maledizione che Giobbe pronunciò sul giorno della sua nascita fosse la sua lamentela contro Dio, e persino non potevamo accettare completamente che Lui lodasse Giobbe come uomo perfetto. Si può comprendere che, se non conosciamo Dio, sviluppiamo facilmente nozioni sulle Sue parole e sulla Sua opera. In futuro, non potremo più fare affidamento sulle nostre idee e immaginazioni per guardare alle parole e all’opera di Dio, e neppure potremo ritrarre Giobbe sulla base dei nostri pensieri”.
“Certamente! Grazie al Signore per averci permesso oggi di leggere queste parole. La testimonianza di Giobbe ci commuove ed è degna della nostra imitazione”, Yi Qian aggiunse con tono vivace.
Bochu continuò: “Va tutto bene. Girare questo film è una cosa molto importante. Grazie a ciò, le nostre idee errate su Giobbe si sono chiarite e, inoltre, possediamo una migliore comprensione e conoscenza delle intenzioni e dell’indole di Dio. Quando abbiamo una vera conoscenza delle intenzioni e dell’indole di Dio, non ci lamentiamo e non resistiamo alle persone, alle cose e agli eventi che Egli predispone per noi, né giudichiamo le cose che non possiamo comprendere o definiamo le persone; tanto meno disobbediamo e ci opponiamo a Dio. In quel momento, possiamo ricercare la volontà di Dio in ogni cosa e temerLo e obbedirGli nei nostri cuori”.
Il mattino seguente, il segretario di produzione esordì: “Ritorno al Libro di Giobbe, scena 20, ripresa 10. Azione!”
Con un applauso, l’anziano coperto di piaghe iniziò a raschiarsi il corpo nella cenere.
Dopo un po’, alzò lentamente la testa. Lacrime sembrarono sgorgare dai suoi occhi. In quell’istante, devozione, adorazione, dolore, vari e complessi sentimenti fuoriuscirono impetuosi dai suoi occhi.
Poi, il vecchio si sedette a terra. Cercò di essere abbastanza forte da vincere la carne. Un desiderio così intenso lasciò tutti scioccati.
Alla fine, provò per sé stesso un sentimento potentissimo di odio e urlò con dolore: “Perisca il giorno ch’io nacqui e la notte che disse: ‘È concepito un maschio!’” (Giobbe 3:3).
Il regista, davanti al monitor, sorrise soddisfatto.
“Approvato!”, gridò.
I ragazzi della troupe erano così emozionati che provarono come l’istinto di saltare di gioia, e scrosciò l’applauso.
Yi Qian si alzò e versò lacrime di felicità.
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